Con Lily Salvo, a Il Polittico, ci siamo incontrati in numerose mostre collettive e, con ottimo esito, in tre mostre personali. Nell’ordine: “I figli delle navi”, dal 20 maggio al 28 giugno 1996; “La geografia del tempo”, dal 27 aprile al 27 maggio 1999; “Erotismo magico”, dal 30 ottobre al 26 novembre 2004. Il suo lavoro, non so se fu anche alchimia del nostro incontro, crebbe negli anni di qualità, di intenzione, intelligenza e poesia. Sino al duetto di dipinti legati a un sogno che Lily aveva fatto nel 2006. Quel giorno, dopo essere andata al bar alla Moretta, a prendersi un buon cappuccino (in quel bar lo fanno ottimo), venne in galleria e, mettendosi seduta sul divanetto del nostro studiolo, mi disse che aveva fatto un sogno che l’aveva molto colpita, di cui non riusciva a spiegare tutto e per il quale aveva una sola incertezza. Il sogno riguardava tre ragazze, che in fondo potevano essere la stessa ragazza ripetuta tre volte, o forse tre gemelle, che, sedute a tavola, venivano servite da tre camerieri di gran bell’aspetto. L’incertezza riguardava ciò che veniva loro servito: rane o ramarri? Non riusciva a ricordarlo. “Ne farò un dipinto”, disse. “Fanne due”, le consigliai, “uno con le rane e l’altro con i ramarri”. Rispose, ridacchiando e andandosene, con una frase che era per lei tipica: “Che cosa pazzesca!”. Ed ecco che Lily riuscì a realizzare due dipinti che ho sempre considerato un capolavoro assoluto, due dipinti che hanno reso in orgoglio il mio lavoro di critico e di gallerista e che, continuo a giudicare, danno ampia giustificazione alla mia attività. Li intitolò “Pranzo segreto”. Sono, ora, in due collezioni diverse. Se i tempi, per me, fossero più floridi, oggi me li andrei a ricomprare, per poter vivere con loro sino alla fine dei miei giorni. I dipinti, inoltre, piacquero talmente agli altri pittori della galleria che, per molto tempo, tutti loro non fecero che parlarne, Sino a quando Carlo Bertocci realizzò una scultura in due parti in omaggio a Lily, e a cui diede il titolo “Il sogno di Lily”. L’abbiamo amata tutti, la nostra Lily.